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(Just one moment)

DIARIO DI BORDO

Vorremmo dire in primo luogo che per noi il solo formulare questo questionario è stato già di per sé un processo di messa in discussione di certezze ed assunti. Porci e porre delle domande su quanto accaduto negli ultimi due anni non è stato e non è una cosa semplice.
Abbiamo scelto di rompere il muro di isolamento che ha reso quanto innescato dallo stato d’emergenza ancora più duro. Crediamo che già creare contesti validanti dove si possa parlare di quanto si è vissuto sia una forza da non sottovalutare quando fuori imperano chiusura e individualismo. Le deprivazioni imposte dall’alto si sono insediate su un tessuto sociale e umano già ridotto ai minimi termini della solidarietà, questo ha impedito non solo di individuare risposte collettive basate sul consenso e sulla libertà, ma di elaborare la realtà separandola da quella trasmessa e rappresentata a reti unificate dai media partendo da noi, dai nostri simboli, discorsi ed esperienze. Non vogliamo cavalcare paure e angoscie, ma nemmeno ignorarle. Ciò che ci interessa è porre un problema, non assecondare il processo di rimozione collettiva. Nonostante tutte le retoriche sui “fragili” che abbiamo dovuto sentire, mentre si incentiva il ritorno alla normalità del consumo senza colpo ferire e la farsa elettorale occupa la scena, sappiamo che sanità e ospedali sono al collasso, che nelle RSA, nei reparti psichiatrici, nelle carceri e nelle istituzioni totali le persone sono ancora chiuse e compresse, e stanno morendo, non di covid, ma a causa dell’istituzionalizzazione e dei protocolli a cui sono costrette, che dallo stato d’emergenza ad oggi hanno stretto ulteriormente le loro maglie intorno a chi è reclusə.
Abbiamo scelto di porre un’intervista questionario per rompere l’isolamento che avvolge tutto questo, non per fare una ricerca scientifica stilando ulteriori statistiche o classifiche, ma per farne uno strumento di riappropiazione e dialogo: vorremmo che ci facessimo tuttə queste domande, che imparassimo a parlare tra di noi e a confrontarci senza paura rispetto a quanto accaduto e ai nostri differenti vissuti. Rifiutiamo i binarismi imperanti, gli etichettamenti, i disegnini costruiti per mettersi a posto la coscienza e appenderla al muro. Non è andato tutto bene. Sta andando sempre peggio. Non rimarremo in silenzio mentre i responsabili di questa devastazione si arricchiscono sulla nostra pelle e sulla pelle di chi ci vive accanto.